Le quattro posizioni del Buddha

[Preparazione: se la sala di meditazione è molto grande, prima di iniziare si sarà preparato uno spazio rettangolare, delimitato da tappetini, di ampiezza sufficiente perché tutti i partecipanti si possano sdraiare e muovere, ma che richieda una certa presenza mentale per non urtarsi a vicenda. Se ci sono persone molto anziane o con difficoltà fisiche è bene disporre alcune sedie lungo le pareti o ai bordi esterni dei tappetini.
Chi facilita la pratica ne espone la sostanza e le indicazioni pratiche. Questi elementi possono essere esposti in successione come segue, oppure combinati insieme come si ritiene meglio.]

Ci disponiamo in piedi ai bordi della sala o all’esterno dei tappetini.

Questa pratica ci è stata insegnata da Thây Doji alla fine degli anni ’90. La sua funzione è allenarci a mantenere la consapevolezza del respiro, del corpo e del momento presente in qualunque posizione – in piedi, camminando, seduti, distesi. Sono queste le “quattro posizioni del Buddha” che compaiono citate in svariati Sutra, uno dei quali, a noi familiare, è il Sutra dell’Amore (“sia in piedi che in cammino, sia seduti che distesi…”). La pratica delle quattro posizioni mira a liberarci dall’automatismo mentale che ci fa considerare “meditazione” solo la seduta formale; ci allena quindi a meditare – a sostenere nel tempo la consapevolezza del respiro, della postura e del momento presente – anche nelle solite attività quotidiane: mentre camminiamo per strada, stiamo seduti in treno, in piedi alla fermata dell’autobus o alla cassa del supermercato, distesi nel letto prima di addormentarci o per ragioni di salute.
A volte ci troviamo in spazi affollati, per strada o in un grande magazzino: per questo se la sala è molto ampia riduciamo lo spazio disponibile con i tappetini. Questo ci dà una buona occasione per osservare come reagisce la nostra mente in situazioni di affollamento e di condivisione del nostro spazio personale con altri.

LA PRATICA

Consiste nel compiere cinque cicli respiratori (inspirazione+espirazione) camminando, cinque distesi, cinque seduti e cinque in piedi mantenendo la consapevolezza del respiro e del corpo, nel momento presente e in ogni posizione, anche in relazione al gruppo. La successione è formulata in modo da evitare sbalzi di pressione passando troppo bruscamente dalla posizione distesa a quella in piedi; passiamo da una posizione all’altra con dolcezza, senza fretta.

I praticanti anziani o che per problemi fisici abbiano difficoltà a sdraiarsi a terra e rialzarsi, oppure a restare in piedi fermi, possono ridurre la pratica a tre posizioni (camminata, seduta, in piedi) o due (seduta e camminata). A loro sono riservate le sedie.

Come sempre nella meditazione, è bene rispettare la durata del proprio respiro naturale, senza modificarla. Ognuno ha la propria; non sorprendiamoci se dopo poco ci ritroveremo tutti in posizioni diverse: va bene così.

Cerchiamo di mantenerci consapevoli del respiro anche durante il passaggio da una posizione all’altra; così potremo osservare se tendiamo a trattenerlo o se lo lasciamo fluire liberamente anche mentre cambiamo posizione.

[se la sala è grande e si è delimitato lo spazio con i tappetini:] Siamo invitati a utilizzare i tappetini e lo spazio al loro interno.

Possiamo scegliere diverse posizioni sedute (a gambe tese, a gambe incrociate, a gambe raccolte e circondate dalle braccia, seduti sui talloni alla giapponese); possiamo scegliere diverse posizioni sdraiate (supini, proni, di fianco); possiamo scegliere perfino di camminare all’indietro, facendo attenzione a non urtare o calpestare i compagni di pratica. Possiamo esplorare le diverse posizioni in cui possiamo restare concentrati e consapevoli del respiro, del corpo e del momento presente. L’importante è restare consapevoli anche dei moti della nostra mente e notare se andiamo in cerca di posizioni strane e originali, che possono distrarre i compagni di pratica.

La sessione si aprirà con un invito di campana piccola; cominceremo camminando per cinque respiri. Si concluderà con due inviti di campana piccola; a quel punto ognuno terminerà i cinque respiri che sta compiendo, in qualunque posizione si trovi, poi si alzerà e in presenza mentale raggiungerà la collocazione che aveva all’inizio della pratica, ai bordi della sala [o all’esterno dei tappetini]. Quando saremo tutti in piedi fermi, un ulteriore invito di campana piccola segnerà il termine della sessione: ci inchineremo con il gesto del loto per ringraziarci di avere praticato insieme.

 

Ricordiamo la successione: camminando, sdraiati, seduti, in piedi.

[ campana]

[20’ o 25’ di pratica]

[al termine due inviti di campana]

[tutti terminano il proprio ciclo di 5 respiri, e in meditazione camminata tornano al bordo della sala o al bordo esterno dei tappetini. Quando tutti sono arrivati:]

[ campana] [inchino]

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